Parto con epidurale: ecco in cosa consiste

Il parto naturale con epidurale, è sempre più diffuso nelle sale parto italiane.
Vediamo però in cosa consiste e quali sono i pro ed i contro di questa procedura medica.

CHE COS'È?

E' una tecnica anestesiologica che determina un'analgesia parziale del corpo (dall'addome in giù), lasciando però la gestante vigile, cosciente, in grado di respirare autonomamente ed in grado di  muoversi.
Per questo motivo il parto naturale con epidurale viene definito "indolore".
Questo avviene grazie alll'infusione di un cocktail di farmaci (tra cui oppiacei), attraverso un cateterino posizionato nello spazio epidurale della colonna vertebrale in sede lombare (fascia renale).
Si chiede alla donna che sta travagliando, di posizionarsi o in posizione fetale (raggomitolata di fianco sul letto), oppure seduta al bordo del letto con le braccia in avanti, le spalle rilassate e la schiena in fuori (come per fare la gobba del gatto).


A questo punto l'anestesista studierà prima la colonna per individuare lo spazio migliore in cui inserire l'ago, poi disinfetterà la schiena (è una procedura sterile), farà un pochino di anestesia locale con una piccola iniezione e procederà con l'inserimento del cateterino.
Questo avviene grazie ad un ago che fa da guida all'interno dello spazio in cui deve essere posizionato il cateterino. Una volta che l'anestesista trova lo spazio giusto, inserisce il catetere ed estrae l'ago.



In questo modo non avrete aghi sulla colonna, ma solamente questo tubicino di plastica molto sottile che viene fissato con il cerotto sulla schiena verso l'alto, fino ad oltrepassare la spalla per farlo arrivare sul petto. Qui il tubicino è collegato ad una piccola ampollina, dalla quale si potranno inserire altre dosi di anestesia (solitamente chiamate rabbocchi) senza dover quindi utilizzare di nuovo l'ago sulla vostra schiena.
Infatti la dose somministrata alla donna che sta travagliando, ha una durata di circa 2 ore (dipende dai dosaggi che usa ogni anestesista), e quando si sente di nuovo dolore, si può richiedere un rabbocco di anestesia per stare di nuovo meglio, senza ripetere tutta la procedura con gli aghi, ecc, ma semplicemente iniettando i farmaci dall'ampollina.
L'ideale è fare l'epidurale tra i 3-4 cm ed i 7-8 cm di dilatazione: prima potrebbe rallentare di molto il travaglio (dovendo così ricorrere alla somministrazione di ossitocina), dopo invece potrebbe non farvi sentire le spinte (sentire il bisogno di spingere è invece fondamentale, altrimenti non riuscirete ad aiutare per bene il vostro bambino a venir fuori).
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La tua Ostetrica di fiducia, Alessia Pontillo.